Le botte da orbi tra robottoni e mostri marini tornano per la seconda volta sul grande schermo con questo Pacific Rim: La Rivolta, seguito del film di Guillermo del Toro di cui non avevamo proprio bisogno.
Quando un film riscuote un discreto successo nelle sale, molto probabilmente riceverà dei sequel, anche se non era l’idea di partenza. Si sa, è una tacita regola di Hollywood. Questo Pacific Rim: La Rivolta ne è un esempio lampante. Il film di Guillermo del Toro del 2013 non si può dire fosse un capolavoro né tantomeno un buon film, ma spiccava rispetto alle controparti nel genere action ed è andato molto bene al box office. La storia poteva benissimo concludersi con l’idea sviluppata da del Toro, ma il denaro attrae più del buon senso. Ed è qui che nasce Pacific Rim: La Rivolta, ovvero uno dei prodotti cinematografici più insensati e forzati mai visti sul grande schermo.
Iniziamo dal presupposto che la storia alla base di Pacific Rim non è mai stata né ha mai voluto ambire a una profondità o uno spessore di qualsivoglia tipo. Qui, però, superiamo di gran lunga la linea dell’incoerenza con l’opera prima e tocchiamo i punti più profondi dei buchi di sceneggiatura. Siamo dinanzi all’inutilità fatta film. Personaggi presenti nella pellicola precedente scompaiono senza lasciare traccia né essere nominati in alcun modo (e stiamo parlando del protagonista, non di quello che porta il caffè nella scena iniziale), spiegazioni vaghe cercano di coprire le voragini narrative in modo superficiale e raffazzonato, i personaggi hanno lo spessore di un cartoncino Bristol e i dialoghi rasentano la base dei peggiori film di serie Z. Ogni minuto che passa si vede svanire una parte di sceneggiatura, fino ad arrivare ad un finale che, infatti, non si meriterebbe questo nome. Però ricordiamoci che non siamo qui per seguire una storia ben scritta, ma per vedere robot mastodontici e mostri alieni fare a pugni fino alla morte. E pensate un po’, possiamo ritenerci fortunati se questi momenti rasentano il 40% del film. Paradossalmente, sono molti di più i momenti in cui si discute di passati tragici rispetto alla vera azione, ma quando questa arriva, picchia duro.
Il film tecnicamente è all’avanguardia. Basando tutto il suo appeal sulla feroce lotta tra Kaiju e Jeager tra i grattacieli delle metropoli, non hanno badato a spese in quanto effetti visivi, all’altezza di ogni singola scena. Anche la regia non si comporta male, soprattutto durante le scene iniziali, per poi continuare su una linea pulita durante i combattimenti. Fotograficamente con questi film di rado si sbaglia e La Rivolta non fa eccezione. Ciò che non va è, però, un elemento che con la tecnica c’entra ben poco. Questi scontri tra giganti si svolgono sempre in grandi città affollate di gente che scappa dai mostri, ma appena arrivano i buoni le strade diventano deserte. Non si capisce più se i “buoni” vogliano difendere o radere al suolo le città, in quanto non si fanno problemi a far crollare palazzi e ad usarli come armi. Quindi per tutto il film ci si chiede se sia rimasto effettivamente qualcuno da salvare o se siano tutti riusciti a rintanarsi nei bunker anti-kaiju, cosa che vediamo non accadere. A parte queste piccole incertezze, il film è molto scenografico e svolge in parte il suo lavoro, ovvero quello di mostrare combattimenti dalle colossali proporzioni.
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