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Allarme etichette di miele e marmellata: se c’è scritto così, non comprarle. È pericoloso

Allarme etichette di miele e marmellataA cosa fare attenzione - gogomagazine.it

Queste novità sono un passo importante per la sicurezza alimentare e per la difesa delle eccellenze italiane nel settore agroalimentare.

Con l’entrata in vigore del decreto che recepisce la direttiva europea “Breakfast”, l’etichettatura di miele, succhi di frutta e marmellate in Italia cambia radicalmente, introducendo regole più stringenti e trasparenti.

Queste novità mirano a tutelare il consumatore e a valorizzare il Made in Italy nel settore agroalimentare, garantendo al contempo una migliore informazione sulla qualità e la provenienza dei prodotti.

Nuove regole per l’indicazione della provenienza del miele

Una delle modifiche più rilevanti riguarda l’obbligo di indicare con precisione i Paesi d’origine del miele presente nelle confezioni. In passato, molte etichette riportavano espressioni generiche come “miscela di mieli originari e non originari dell’UE”, lasciando i consumatori nell’incertezza.

Con la direttiva “Breakfast”, i produttori dovranno specificare chiaramente i Paesi di provenienza delle diverse miscele, elencandoli in ordine decrescente di quantità e indicando le percentuali corrispondenti.

Per esempio, se un miele è composto per il 40% da miele spagnolo, per il 30% da miele argentino e per il 30% da miele ungherese, questi dati dovranno essere riportati in maniera evidente sull’etichetta. Solo nel caso in cui la miscela includa almeno quattro Paesi che rappresentano il 60% del contenuto totale sarà possibile omettere le percentuali dei restanti paesi.

Allarme etichette di miele e marmellata

Cosa cambierà – gogomagazine.it

Inoltre, la definizione di “miele filtrato” viene sostituita da quella più precisa di “miele ad uso industriale”: tale prodotto non è destinato al consumo diretto, ma esclusivamente come ingrediente per preparazioni alimentari o dolciarie. Questo cambiamento elimina confusione tra i consumatori e tutela maggiormente la qualità del miele destinato al consumo diretto.

Queste disposizioni sono particolarmente rilevanti per l’Italia, che produce circa 24.000 tonnellate di miele all’anno e gode di una tradizione apistica di alto livello. Le nuove regole rappresentano una barriera contro prodotti importati da Paesi extra-UE, spesso soggetti a standard qualitativi meno rigorosi.

Più chiarezza e qualità per succhi di frutta e marmellate

La direttiva introduce anche importanti novità per i succhi di frutta, imponendo che le diciture come “a tasso ridotto di zuccheri” o “concentrato a tasso ridotto di zuccheri” siano riservate solo a prodotti in cui la riduzione degli zuccheri sia almeno del 30% rispetto al prodotto standard di riferimento. Questo mira a evitare pratiche commerciali ingannevoli e a offrire ai consumatori informazioni più corrette.

Per quanto riguarda le marmellate e confetture, la normativa aumenta la quantità minima di frutta contenuta nelle confezioni. Ora, per poter utilizzare la denominazione “confettura” è necessario che siano presenti da 350 g a 450 g di frutta per chilogrammo di prodotto (dal 35% al 45%), mentre per la “confettura extra” la soglia sale da 450 g a 500 g per chilogrammo (dal 45% al 50%).

Questi nuovi parametri sono destinati a elevare la qualità complessiva del mercato europeo e a valorizzare la frutta italiana di alta qualità, già presente in molte produzioni nazionali.

Il sostegno del Governo italiano

Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha espresso soddisfazione per l’approvazione del decreto:

“Con l’adozione della direttiva Breakfast, i cittadini avranno finalmente strumenti più efficaci per scegliere prodotti di qualità. La trasparenza sull’origine degli alimenti è fondamentale per tutelare il Made in Italy, un valore che distingue il nostro mercato anche a livello europeo. Il mercato deve rimanere aperto, ma è essenziale che la qualità italiana venga riconosciuta e valorizzata”.

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