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Sanità in bilico: se passa la nuova norma, ogni danno diventa colpa del medico

professionisti della SanitàLa nuova proposta riaccende il confronto sulla responsabilità medica, mettendo i professionisti della Sanità al centro del rischio legale - gogomagazine

Una modifica apparentemente tecnica potrebbe cambiare l’intero equilibrio tra ospedali e professionisti: dietro l’emendamento si nasconde un ribaltamento che molti temono, ma il dibattito è tutt’altro che chiuso.

La Sanità in Italia è diventata un tasto dolente. Negli ultimi anni la fiducia nel sistema sanitario è stata messa alla prova da episodi che hanno fatto molto discutere: interventi sbagliati, diagnosi mancate, reparti sotto pressione, carenze organizzative. Anche se spesso si tratta di casi isolati, il loro impatto sull’opinione pubblica è enorme. In questo clima, il tema della responsabilità medica torna ciclicamente al centro del dibattito politico e sociale e le tensioni tra chi chiede più tutela per i pazienti e chi sottolinea la necessità di proteggere gli operatori sanitari da un eccesso di processi e ricorsi, aumentano.

È in questo contesto già fragile che è comparsa una nuova proposta di emendamento alla legge di Bilancio 2026. Un testo breve ma che sposta equilibri importanti, perché ridefinirebbe il modo in cui vengono attribuite le responsabilità quando un paziente subisce un danno. La proposta ha immediatamente sollevato critiche e timori, non solo da parte dei medici, ma anche da parte del Ministero della Salute.

Al centro della questione c’è un cambiamento potenzialmente dirompente: se la norma fosse approvata, il medico diventerebbe il primo e principale responsabile di qualunque danno causato al paziente durante la sua attività professionale, con conseguenze dirette sul piano legale ed economico. Un capovolgimento rispetto alle regole attuali, che ha inevitabilmente acceso gli animi.

Cosa prevede davvero la proposta

La nuova norma punta a modificare profondamente la responsabilità civile dei sanitari. In pratica, il medico risponderebbe direttamente dei danni al paziente, ma solo se viene accertata la cosiddetta “colpa grave”. La struttura sanitaria – ospedale pubblico o clinica privata – interverrebbe solo in seconda battuta, e solo se dimostrasse carenze organizzative o mancanza di attrezzature adeguate.

Cambiare le regole della responsabilità medica

Cambiare le regole della responsabilità medica significherebbe ridefinire i rapporti tra pazienti, ospedali e personale sanitario – gogomagazine

Non solo: anche quando l’ospedale dovesse essere ritenuto responsabile, potrebbe comunque rivalersi sul professionista, chiedendogli di rimborsare parte delle somme versate. Una prospettiva che, secondo gli ordini professionali, rischia di riportare il settore sanitario a un modello ormai superato, nel quale il medico è il primo bersaglio di qualsiasi richiesta risarcitoria.

Oggi la normativa di riferimento è la legge Gelli-Bianco del 2017. Questa legge ha stabilito un equilibrio considerato più moderno e sostenibile: il medico risponde solo per colpa grave e in modo extracontrattuale, quindi con limiti più tutelanti, mentre la struttura sanitaria è il primo soggetto responsabile, quindi è l’ospedale ad affrontare per primo eventuali richieste di risarcimento. Con la nuova proposta, questo sistema verrebbe ribaltato: ogni singolo medico diventerebbe l’obiettivo principale delle cause intentate dai pazienti, con un rischio di contenziosi e costi molto più elevato. Le critiche arrivano da più fronti. L’Ordine dei Medici parla apertamente di un ritorno al passato e teme effetti pesanti sul personale sanitario. Secondo molti professionisti, il rischio è che l’Italia diventi un paese dove esercitare la medicina è troppo pericoloso dal punto di vista legale, con la conseguenza di spingere molti medici verso l’estero.

Il Ministero della Salute ha espresso una posizione molto netta: la proposta non è coerente con il percorso avviato negli ultimi anni, che punta invece a ridurre il peso del contenzioso sui professionisti e a garantire un clima più sereno negli ospedali. Inoltre, secondo il Ministero, la normativa attuale già tutela in modo equilibrato sia i cittadini che i medici, soprattutto dopo gli aggiornamenti recenti sulla colpa grave. L’emendamento, al momento, sembra destinato a essere accantonato prima dell’approvazione finale della legge di Bilancio. Ma il caso ha riaperto una discussione che non si è mai davvero assopita: come proteggere i pazienti senza trasformare i medici nei capri espiatori di un sistema che soffre da anni di carenze strutturali, personale insufficiente e pressione crescente?

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